Il tempo come ingrediente di chef Luigi Coppola

    fotografo Lido Vannucchi

    Promosso da Barilla

    Tenuta Duca Marigliano Boutique Hotel Via Tavernelle, 86 84047 Paestum (SA)

    Lo Chef

    Ci sono luoghi in cui il tempo non si limita a passare, scolpisce, modella, custodisce. Paestum è uno di questi. Antica colonia della Magna Grecia, oggi affascina il mondo con i templi di Nettuno, di Cerere e della Basilica, sopravvissuti ai secoli come colonne eterne della memoria.

    A pochi passi da questo incontro con la storia sorge la Tenuta del Duca Marigliano, boutique hotel un tempo riserva di caccia, oggi restaurata con grazia e rispetto. In questo scenario prende vita il ristorante Casa Coloni, guidato dallo chef Luigi Coppola, classe 1984, cresciuto ad Agropoli e rientrato “a casa” nel 2016 dopo anni negli hotel di lusso della capitale.

    Coppola ha scelto di dedicare il proprio percorso alla ricerca del gusto locale, intrecciando materia prima e tradizione con un terzo elemento rivelatore: il tempo. L’osservazione del territorio gli ha insegnato che il sapore è movimento, trasformazione, metamorfosi. E così ha iniziato a spingerlo oltre, verso orizzonti contemporanei e personali.

     

    Tecnica e curiosità sono le due leve con cui Coppola riesce a scartare dalla tradizione senza rinnegarla, inserendosi in una famiglia di pensiero che ha in Andoni Luis Aduriz del Mugaritz il suo capostipite. Il suo progetto si chiama “Fermentazione & Ossidazione”, due menu degustazione in cui il gusto consolidato viene reinterpretato e rigenerato, dove anche la pasta — simbolo irrinunciabile — attraversa processi riservati ad altre materie come carni, ortaggi e formaggi.

    Emblematico il piatto Mezze Maniche Al Bronzo Barilla, muffa, cacio e pepe: pasta secca reidratata, fermentata, inoculata con aspergillus — lo stesso che genera sakè, miso e salsa di soia — e con penicillium camemberti, la muffa bianca dei Camembert e Brie. Una trasformazione di 36-48 ore che conduce a una pasta servita fredda, accompagnata da una crema di cacio e pepe: consistenza tenace e vellutata, diversa dal classico al dente, e un profilo aromatico sorprendente, fatto di note floreali e toni “muffati” che ampliano la profondità gustativa.

    È un gesto coraggioso, soprattutto in un territorio conservatore: usare la tradizione come trampolino per un pensiero culinario internazionale, lasciare che il tempo evochi nuovi sapori, infrangere stereotipi e ricercare una voce propria. È questo che rende uno chef come Luigi Coppola necessario, per immaginare, e scrivere, il futuro della cucina italiana.

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